martedì 5 ottobre 2010
Il successo, quell'euforia che prende al pensiero di riuscire ad ottenere il riconoscimento degli altri, la gloria, dea alata grazie alla quale antichi condottieri ricevevano gli onori in patria, non senza aver versato pesanti tributi di sangue e spezzato vite umane, il trionfo di cui abbiamo ancora antiche vestigia negli archi che posano addormentati ormai da millenni, abitati da rondini innocue e ammirati da turisti sonnacchiosi, armati di fotocamere, incapaci ormai di vedere il mondo attraverso il proprio sguardo, magari un po' miope, quasi sinonimi di un sogno che accomuna ciascun umano: lasciare una traccia nella storia, non essere dimenticati; oggi quel sogno di gloria è racchiuso in un unico traguardo, che non fa meno morti anche se in modo meno cruento, forse più sottile, si chiama successo, si ottiene seguendo la via lastricata d'oro del best sellers, volumoni di carta sui quali sono riversati fiumi di parole incastrate in schemi precostituiti dai quali non si riesce a spremere più una goccia di spirito e di novità. Eppure c'è ancora chi scrive per amore del dire-dare qualcosa di nuovo, lo riconosci dal suo silenzio, dalla capacità di soppesare le carature della parola, dai silenzi dalla sensibilità acuta con la quale riconosce il peso inostenibile di una farfalla.