mercoledì 3 febbraio 2010

Intervista a Dacia Maraini

Figlia dello scrittore ed etnologo Fosco Maraini e della pittrice siciliana Topazia Alliata, appartenente all'antico casato degli Alliata di Salaparuta. La nonna materna si chiamava Sonia Ortúzar Ovalle ed era la figlia di un diplomatico cileno con la passione del canto lirico.[1] La nonna paterna di Dacia era la scrittrice Yoi Crosse, per metà polacca e per metà inglese.[2]

Dacia trascorse la sua infanzia in Giappone dove la sua famiglia si stabilì dal 1939 al 1946. Lì, dal 1943 al 1946, la famiglia fu internata in un campo di concentramento giapponese, dove Dacia patì estrema fame. Al ritorno in Italia, si trasferirono in Sicilia, presso i nonni materni, nella Villa di Valguarnera di Bagheria, ma poi i genitori si separarono.

A 18 anni Dacia raggiunse il padre a Roma dove riscosse il suo primo successo con il romanzo La vacanza (1962). Seguono L'età del malessere (1963), A memoria (1967), Memorie di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Il treno per Helsinki (1984), Isolina (1985, Premio Fregene 1985), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990, Premio Campiello; Libro dell'Anno 1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Un clandestino a bordo (1996), Dolce per sé (1997) e la raccolta di racconti Buio (1999) che ha vinto il Premio Strega. Nel 2001 ha pubblicato La nave per Kobe, in cui rievoca l'esperienza infantile della prigionia in Giappone, e Amata scrittura. Laboratorio di analisi letture proposte conversazioni. Nel 2004 è la volta di Colomba. Nel 2007 pubblica “Il gioco dell’universo” (Mondadori) con il quale vince il Premio Cimitile nella sezione di narrativa. Nel 2008 pubblica Il treno dell'ultima notte.

Si è occupata anche molto di teatro; nel 1973 ha fondato a Roma con Maricla Boggio, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto soltanto da donne. Ha scritto più di sessanta testi teatrali rappresentati in Italia e all'estero, tra cui ricordiamo Manifesto dal carcere e Dialogo di una prostituta con un suo cliente.

Fu a lungo compagna di Alberto Moravia, con cui visse dal 1962 al 1978. Tra i premi vinti, tra cui il Premio Cimitile, Campiello e Strega, c'è stato il Premio Pinuccio Tatarella.[3]